Ceretto, il meglio delle Langhe finisce in bottiglia
Tre generazioni, una passione immutata. Il successo della famiglia Ceretto sta tutto qui: l’eccellenza dei vini langaroli è un complesso risultato, frutto della ricchezza di un territorio e della maestria di sapienti imprenditori che lo plasmano per dar vita a vini unici al mondo. Negli anni ’60 i due fratelli Bruno e Marcello hanno affiancato il padre Riccardo nell’azienda fondata ad Alba negli anni ’30. La terra è unica: le colline delle Langhe, l’altitudine e la dolcezza dei loro pendii, le caratteristiche del terreno, tutto concorre a determinare il valore dei vigneti e delle uve.
I numeri raccontano il successo meglio di qualunque parola: 160 ettari di vigneti di proprietà, 4 cantine, 16 tipologie di vini prodotti, 1.200.000 bottiglie all’anno, 150 collaboratori, 5mila clienti e 60 Paesi d’esportazione. Oggi i Barolo Bricco Rocche, Brunate, Prapò e Cannubi San Lorenzo, insieme ai Barbaresco Bricco Asili e Bernardot, Ristorante Piazza Duomo, sono le punte di diamante della produzione. E poi c’è la grande scommessa vinta, un bianco nella terra dei rossi: l’Arneis, divenuto il celeberrimo Blangè Ceretto e la scelta di promuovere la qualità a discapito della quantità anche nella produzione del Moscato con i Vignaioli di Santo Stefano.
Lo spirito imprenditoriale di Alessandro, Federico, Lisa e Roberta Ceretto non si ferma solo alle bottiglie di vino. L’azienda Relanghe, per esempio, valorizza i prodotti locali unici come la Nocciola piemontese e i grandi vini importati da Terroirs, con l’intento di far conoscere in Italia bottiglie di cantine straniere uniche e preziose. Poi ci sono anche le stelle Michelin, addirittura tre, il massimo. Sono quelle del Ristorante Piazza Duomo, ad Alba, magistralmente condotto dallo chef chef, Enrico Crippa, Acino, Cubo di Bricco Rocche, che nel 2012 ha ricevuto il riconoscimento della guida più prestigiosa nel campo della ristorazione.
La ricerca dell’eccellenza dappertutto, non solo nella qualità del vino, ma anche nella bellezza. Delle etichette, tanto per cominciare, ma anche delle cantine – adagiate sulla sommità di morbidi pendii, in mezzo a filari di vigne – che vantano spazi per la degustazione architettonicamente perfetti. Il Cubo di Bricco Rocche o il quartiere generale dell’azienda, la Cantina Monsordo Bernardina e ancora l’Acino, una bolla trasparente sospesa sul pendio dei filari. In questo contesto paesaggistico ed architettonico, in effetti, non potevano che nascere vini eccezionalmente belli. Da vedere ma soprattutto da gustare.