Andrea Aprea al ristorante del Park Hyatt a Milano
Reinterpretare la tradizione gastronomica italiana con un’attenzione scrupolosa per le materie prime. Da questa premessa prende vita la cucina dello chef Andrea Aprea, napoletano, 36 anni, che dopo numerose esperienze in Italia e all’estero oggi è l’executive chef del ristorante VUN del Park Hyatt Hotel di Milano. “La mia cucina contemporanea guarda al futuro senza mai dimenticarsi delle sue origini”, è il credo culinario di Aprea che prende ispirazione “da ogni cosa, da un ritratto, da un pezzo di arredamento, da un luogo, un aroma o una persona”.
La sua cucina si esprime attraverso tre fondamenti: tecnica, innovazione e rispetto per la tradizione gastronomica italiana. Il punto di partenza è la selezione delle materie prime e lo chef napoletano ne fa una questione di principio. Un percorso, più che altro, che si arricchisce di sapori e suggestioni maturate nei più importanti ristoranti d’Europa. Il VUN si è meritato una stella Michelin e propone a tavola uno spaccato della cucina italiana: “E’ il regno di un giovane cuoco napoletano – recita la guida Michelin 2013 – dove troverete echi di piatti e prodotti partenopei, ma soprattutto un fenomenale viaggio attraverso i migliori prodotti dello Stivale”.
Il ristorante VUN è nel centro di Milano, proprio di fronte alla Galleria Vittorio Emanuele, a due passi dal Teatro alla Scala, piazza Duomo e vicino alle vie dello shopping come Montenapoleone e via Della Spiga. Ogni elemento architettonico è studiato da Ed Tuttle che ha dato vita ad un ambiente rilassante attraverso la scelta di colori caldi e materiali naturali. Eleganza prima di tutto che si inserisce alla perfezione nel lusso contemporaneo del Park Hyatt Milano.
L’esclusività è anche una questione di palato. Nel mese di settembre, infatti, il MIO bar del Park Hyatt ha celebrato per una settimana il Wagyu, la più pregiata carne del mondo. Il manzo giapponese dalle specifiche proprietà organolettiche è stato reinterpretato dall’estro dello chef Aprea con un menù dedicato. Più che di un piatto si è trattato di un viaggio alla scoperta dei sensi, sollecitati in maniera unica da questa particolare e pregiata carne. L’esperimento, perfettamente riuscito, è stato quello di combinare artisticamente la materia pregiata con l’alta cucina italiana.