Picasso e le sue muse
Dal periodo “blu” al periodo “rosa”, fase chiusasi bruscamente con il cubismo, Picasso ha sempre accompagnato la sua ricerca con cambi repentini di stile. Queste diverse fasi, insieme all’ispirazione sempre fornita dalle sue muse, sono il materiale iconografico della mostra allestita all’Arena Museo Opera, Palazzo Forti a Verona fino al 12 marzo.
“Ogni volta che fa tabula rasa, è qualcosa di definitivo, inesorabile. È la sua forza, la chiave della sua giovinezza” diceva di lui il fotografo Brassai. E non si sbagliava: Picasso invecchiò molto bene grazie anche all’instancabile spinta verso la sua arte e verso le sue donne.
Da Olga, la prima moglie russa, fino a Jaqueline Roque giovanissima ultima modella e amante, passando per Dora Maar e Marie-Thérèse.
Muse che il pittore decostruiva e rendeva filiformi o surrealiste a seconda del periodo. E che sono rimaste iconiche come nel caso di Femme a la montre, di Nu couché o di La Femme qui pleure.
Novanta opere tra dipinti, sculture e grafiche che tagliano obliquamente la vicenda artistica del genio spagnolo nato a Malaga nel 1881 e morto a Mougins nel 1973, che superano le barriere di categoria di ritratto e di scene di genere per giungere a un nuovo concetto di figura: quella che rese Picasso costruttore e distruttore di un’arte solo sua, dal fascino inesauribile.
AMO Arena Museo Opera
Fino al 12 marzo
045 853771
Orari:
Lunedì 14.30-19.30
Da martedì a domenica 9.30-19.30