Il Dono d’amore di Maria Callas alla Casa Museo della Fondazione Zani

DONO D’AMORE – MARIA CALLAS

E quando deciderai di visitare la “Fondazione Paolo e Carolina Zani” una raccomandazione.   Prima del primo passo nel viale che apre all’incanto di una Casa Museo incorniciata dai fiori, prima delle statue e dell’arte, prima dei sentieri profumati, prima di questo e di quello e di  ciò che vedrai… si dovrebbe pensare a Maria Callas.
E in qualche modo “prepararsi” Magari riascoltando l’aria della Tosca “Vissi d’arte” come sto facendo adesso!  E’ appropriata alla Fondazione dedicata alle arti e temporaneamente anche alla Callas.

E chissà, forse Maria si materializzerebbe davanti a te

E’ come vederla, mentre nel fruscio della gonna, lascia il palco al termine dell’Opera. Gli applausi alle spalle, spenti in lontananza con le luci e lei che entra nel camerino, perché qualcosa l’aspetta al suo rientro. L’unica promessa -una che sia una- ma le è rimasta fedele! E’ il tenero abbraccio della madre al suo bambino: un piccolo quadro che la Callas porta con sé da anni. Da sempre. Ovunque. E’ lì.
Lo solleva e lo trattiene, per un attimo, tra le mani.  Lo ripone adagio, con cura sul piano delle toilette a specchio, perché deve iniziare a struccarsi.

Il dipinto è intitolato “Dono d’amore”

Una sacra famiglia attribuita al pittore veronese Giambettino Cignaroli (Verona 1706-1770) Dono di Giovanni Battista Meneghini, marito di Maria, manager, finanziere e molto altro. Bene, quest’opera da poche settimane è esposta al pubblico. Per la precisione dal 9 febbraio all’11 aprile 2021 è alla “Fondazione Paolo e Carolina Zani”- Cellatica- Brescia.
Opera morbida di tenerezze che s’attaglia al “corpus pittorico permanente” della Casa Museo.

E in quella Casa,

una poderosa collezione con tele della forza di un Giovan Battista Tiepolo, di un Pietro Longhi, Guardi, Boucher e 800 opere tra dipinti sculture, arredi barocchi e rococò veneziani e francesi.
E capolavori assoluti come la coppia di Commodes del 1789 del Maggiolini oppure il tavolo ottagonale (del 600/700) intarsiato in pietre dure creato nella Galleria dei lavori di Firenze

E in questa cornice d’arte e d’intelligenza, di pittura e di Natura, la voce di Maria sale come una nota azzurra altissima, in un ultimo capolavoro di tecnica e di sentimenti.

 







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